Neurobase.it
Tumori testa-collo
Xagena Mappa
Xagena Newsletter

Relazione tra sclerosi multipla e insufficienza venosa cronica cerebrospinale


Uno studio, condotto da ricercatori dell’University of Buffalo ( Stati Uniti ) ricercatori, pubblicato su Neurology, ha scoperto che la CCSVI ( insufficienza venosa cronica cerebrospinale ) può essere il risultato della sclerosi multipla, ma non una causa.

I risultati hanno indicato che solo il 56.1% dei pazienti con sclerosi multipla e il 38.1% dei pazienti con una condizione nota come sindrome clinicamente isolata ( CIS ) presentava CCSVI.
Anche se questo può indicare un'associazione tra la sclerosi multipla e la CCSVI, l’associazione non implica causalità. Infatti, il 42.3% dei partecipanti classificati come affetti da altre malattie neurologiche, così come il 22.7% dei controlli sani coinvolti nello studio, presentavano anche insufficienza venosa cronica cerebrospinale.

Questi risultati indicano che la CCSVI non ha un ruolo primario nel causare la sclerosi multipla.

La CCSVI è una complessa condizione vascolare scoperta e descritta da Paolo Zamboni dell’Università di Ferrara ( Italia ).
E’ caratterizzata da un restringimento dei vasi di drenaggio del sangue dal cranio. Zamboni ha ipotizzato che questo restringimento limita il normale deflusso del sangue dal cervello, provocando alterazioni nei pattern di flusso del sangue all'interno del cervello che alla fine causano danni al tessuto cerebrale e degenerazione dei neuroni, che sarebbero alla base della sclerosi multipla.

Il primo studio di Zamboni ha riguardato un gruppo di 65 pazienti e 235 controlli; dalla ricerca è emerso che la CCSVI appare essere fortemente associata alla sclerosi multipla.

I risultati dello studio dell’University of Buffalo si basano su 499 partecipanti allo studio CTEVD ( Combined Transcranial and Extracranial Venous Doppler Evaluation ), iniziato nell’aprile 2009.
Il gruppo di studio consisteva di 289 persone affette da sclerosi multipla, 163 controlli sani, 26 con altre malattie neurologiche e 21 con sindrome clinicamente isolata.

I pazienti con sclerosi multipla sono stati definiti anche per il tipo di malattia: sclerosi multipla recidivante-remittente, secondaria progressiva, primaria progressiva, progressiva recidivante e la sclerosi multipla con neuromielite ottica, un tipo di sclerosi che colpisce in modo esclusivo i nervi ottici ed il midollo spinale.

Tutti i pazienti sono stati sottoposti a eco-Doppler transcranico ed extracranico di testa e collo.
I pazienti sono stati considerati CCSVI-positivi se venivano incontrati due o più criteri emodinamici venosi su cinque.

I tassi di prevalenza sono stati calcolati in tre gruppi: solo soggetti con diagnosi positiva e negativa di CCSVI, solo casi limite inclusi nel gruppo negativo, e soggetti che hanno incontrato uno qualsiasi dei cinque criteri
.
Quando solo i casi positivi e negativi di CCSVI sono stati considerati, i risultati hanno mostrato una prevalenza di CCSVI nel 62.5% dei pazienti con sclerosi multipla, nel 45.8% di quelli con altre malattie neurologiche, nel 42.1% dei pazienti con sindrome clinicamente isolata, e nel 25.5% dei controlli sani.

Quando i casi limite sono stati inclusi come negativi per CCSVI, la prevalenza è stata del 56.1% nei pazienti con sclerosi multipla, 42.3% in quelli con altre malattie neurologiche, 38.1% con sindrome clinicamente isolata e 22.7% nei controlli sani.

Quando tutti i casi che hanno incontrato almeno uno dei 5 criteri emodinamici venosi sono stati inclusi nell'analisi, la prevalenza di CCSVI è stata pari a 81.3% nei casi di sclerosi multipla, 76.2% nei pazienti con sindrome clinicamente isolata, 65.4% negli altri casi di malattie neurologiche e 55.2% nei soggetti sani di controllo.

La più alta prevalenza è stata osservata nella sclerosi multipla primaria-progressiva recidivante ( 89.4% ), seguita dalla sclerosi multipla secondaria progressiva non-recidivante ( 67.2% ), neuromielite ottica ( 66.6% ), sclerosi multipla primaria progressiva ( 54.5% ) e sclerosi multipla recidivante -remittente ( 49.2% ).
La prevalenza di CCSVI era più alta nella sclerosi multipla progressiva, rispetto ai pazienti con sclerosi multipla non-progressiva.
Inoltre, i pazienti con un sottotipo della malattia nella sclerosi multipla progressiva avevano una più alta prevalenza di CCSVI, rispetto a quelli con sclerosi multipla non-progressiva.

La più alta prevalenza di CCSVI nei pazienti con sclerosi multipla progressiva suggerisce che la CCSVI può essere una conseguenza, piuttosto che una causa della sclerosi multipla.

Diversi studi hanno riportato che i pazienti con sclerosi multipla progressiva mostrano riduzione del flusso sanguigno nel tessuto neurale a livello cerebrale, indicando che la CCSVI può essere secondaria alla ridotta perfusione. Inoltre, uno studio pilota ha mostrato una associazione tra la gravità della CCSVI e la riduzione del flusso ematico cerebrale nel parenchima cerebrale dei pazienti con sclerosi multipla.

Dei 10 pazienti pediatrici con sclerosi multipla che hanno partecipato allo studio, cinque hanno presentato CCSVI ( 50% ), con una prevalenza simile a quella riscontrata nei pazienti adulti con sclerosi multipla.
Anche se la dimensione del campione era troppo piccola per trarre conclusioni definitive, questi risultati suggeriscono che la CCSVI è presente anche nei bambini e non è il risultato del processo di invecchiamento.

Secondo Robert Zivadinov, le differenze tra lo studio compiuto presso l’University of Buffalo, lo studio italiano sulla CCSVI e gli altri studi pubblicati, hanno indicato la necessità di un approccio multimodale per la valutazione della CCSVI.
Oltre alla ecografia Doppler, l'uso di venografia selettiva, risonanza magnetica venografica e metodi Doppler endoluminali possono fornire ulteriori prove della reale prevalenza della CCSVI nella sclerosi multipla. ( Xagena2011 )

Fonte: University di Buffalo, 2011

Neuro2011



Indietro