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L’ictus in giovane età associato ad aumentato rischio di mortalità nel lungo periodo


Gli adulti di età inferiore a 50 anni che hanno sofferto di un ictus presentano un rischio significativamente più alto di decesso nell’arco di 20 anni, rispetto alla popolazione generale.

Ricercatori olandesi hanno condotto uno studio per indagare la mortalità a lungo termine e la causa di morte dopo un primo ictus tra gli adulti di età compresa tra 18 a 50 anni, e di confrontarlo con i tassi nazionali di mortalità appaiati per età e sesso.

Lo studio prospettico FUTURE ha riguardato 959 pazienti consecutivi con un primo ictus ischemico in assoluto ( n=606 ), attacco ischemico transitorio [ TIA ] ( n=262 ) o ictus emorragico ( n=91 ), afferenti a un unico Centro tra il 1980 e il 2010.
La sopravvivenza di questi pazienti è stata valutata fino al 1° novembre 2012.

Durante il follow-up mediano di 11 anni, 192 pazienti sono morti.

Il rischio cumulativo di mortalità a 20 anni tra i pazienti con sopravvivenza a 30 giorni è stato del 24.9% per i pazienti con TIA, 26.8% per i pazienti con ictus ischemico, e del 13.7% per i pazienti con ictus emorragico.

Inoltre, la mortalità cumulativa a 20 anni tra i pazienti con sopravvivenza a 30 giorni, colpiti da ictus ischemico, è risultata più alta tra gli uomini, rispetto alle donne ( 33.7% vs 19.8% ).
Il rapporto standardizzato di mortalità era di 3.6 per gli uomini e 4.3 per le donne.

Dallo studio è emerso che anche 20 anni dopo un evento ictale negli adulti di età compresa tra 18 a 50 anni, i pazienti rimangono a rischio significativamente più elevato di decesso rispetto alla popolazione generale. ( Xagena2013 )

Fonte: Journal of American Medical Association, 2013


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